Atlas, la cometa che non vedremo mai
Come visto nell’articolo scorso, la cometa C/2019 Y4 (Atlas), scoperta a dicembre, sembrava che potesse essere davvero una cometa da ricordare. Si pensava infatti che sarebbe stata abbastanza luminosa a maggio da mettere in scena un bello spettacolo visibile a occhio nudo.
Il calcolo dell’orbita della Atlas la faceva avvicinare al Sole più del pianeta Mercurio, fino a circa 38 milioni di km (0.25 Au), e quindi aveva il potenziale per diventare molto luminosa. Non passava giorno senza che la sua luminosità non aumentasse. In quattro giorni, dal 7 all’11 marzo, aveva guadagnato 0.8 magnitudini e, dal 28 febbraio al 7 marzo, più di una magnitudine. Quindi quasi due magnitudini in una dozzina di giorni.
La cometa si stava “accendendo” in tempi rapidi tanto più si avvicinava al Sole, anche se in quei momenti ne distava ancora 270 milioni di km (1.8 Au). Si era formata anche una sottile coda di polveri emesse assieme ai gas contenuti sotto la crosta superficiale del nucleo. I calcoli orbitali mostravano che la cometa Atlas poteva essere un frammento della Grande Cometa del 1844 (C/1844 Y1), visto che le due presentavano parametri orbitali del tutto simili.
Sfortunatamente tutte le aspettative sono andate perse. Alcuni giorni fa, da quando la luminosità della cometa ha iniziato a diminuire rapidamente, gli astronomi hanno iniziato a sospettare che il nucleo si fosse frammentato in tanti pezzi. I primi allarmi erano suonati il 6 aprile, le stime di luminosità al massimo erano state riviste e qualcuno iniziava a pensare che forse la cometa non sarebbe sopravvissuta al passaggio al perielio.
Quasi contemporaneamente, gli astronomi Quanzhi Ye (Univ. Maryland), Qicheng Zhang (Caltech) hanno postato un rapporto su The Astronomer’s Telegram (ATel, una bacheca di osservazioni astronomiche pubblicate da scienziati accreditati) con il titolo “Possibile disintegrazione della cometa C/2019 Y4 (ATLAS)”. I loro risultati mostravano come la chioma della cometa si stesse rapidamente allungando, suggerendo che il nucleo della cometa stava iniziando a frammentarsi. Le conferme si sono poi succedute a ritmo rapido, quando le immagini della Atlas hanno rivelato che il suo nucleo si era inizialmente spezzato in almeno tre pezzi.
Non è ancora esattamente chiaro cosa abbia causato la rottura della cometa, ma tutto ciò è stato probabilmente l’inizio della fine per la nostra Atlas. La cometa continua a mostrare segni progressivi di frammentazione e sembra dissolversi lentamente nello spazio interplanetario. In effetti potrebbe non esserci più nulla già quando la cometa sarà al suo momento più vicino al Sole, il 31 maggio.
L’immagine qui sotto è una composizione di riprese effettuata il 3 aprile. Il nucleo della cometa Atlas è circondato da una chioma estesissima che appare verde per l’interazione con la radiazione solare. Il campo inquadrato è di circa un milione e 300mila km. Poichè la Atlas si muove velocemente fra le stelle durante le singole pose e il telescopio insegue questo movimento, ne deriva che le stelle fotografate nel campo lasciano tracce colorate, perche ogni posa è stata ottenuta con un filtro diverso.

Cometa C/2019 Y4 (Atlas) – Il campo inquadrato è di circa un milione e 300mila km. Schmidt 67/92 di Cima Ekar, Asiago (Inaf Padova). Crediti: F. Manzini, P. Ochner, R. Bedin e V. Oldani
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